
"Shoah, Olocausto, Sterminio, Auschwitz"
Bastano queste parole per riportare  alla mente di ognuno di noi una serie di immagini terribili. Abbiamo visto film  e documentari, letto libri, sfogliato antiche fotografie e sentito persino  storie di alcuni sopravvissuti dei campi di  concentramento. Ormai, dovremmo avere una sorta di  corazza su questo tema,  ma per fortuna  non è così: ognuna di queste parole porta con sé un carico di dolore, come una ferita ancora aperta nel  cuore e nello stomaco di ogni essere umano, ed è bene che questo non cambi mai. È importante non dimenticare la tragicità dello sterminio di milioni di esseri umani tra il 1939 e  il 1945, perché dagli errori del passato è  obbligatorio imparare, specie in un periodo storicamente delicato come quello  che stiamo vivendo.  Auschwitz è senza dubbio il luogo più  emblematico su cui riflettere quando si parla di Olocausto e Shoah. Sul  cancello, le parole "Arbeit macht frei" suonano come una macabra presa in giro,  ma allo stesso tempo, quasi una promessa di morte e quindi di "liberazione"  dalla sofferenza cui erano costretti i prigionieri. Auschwitz è un'industria di  morte, massacro e orrore, non vi sono altri modi per definirla. Ciò che ora ci sembra così folle, in un attimo  potrebbe tornare attuale, probabilmente  con modalità diverse rispetto al passato, ma l'odio e la paura sono due motori molto  potenti e in un attimo potrebbero  scatenare un nuovo inferno. Come dice Josè  Saramago, "Noi siamo la memoria che abbiamo e la  responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza  responsabilità forse non meritiamo di esistere".
La scuola media di  Villamar ha investito molto su questo tema e lo ha fatto attraverso la  preparazione di una serie di presentazioni video, drammatizzazioni e musica. E'  stata un'esperienza intensa e costruttiva, dove l'empatia e la voglia di  mettersi in gioco hanno vinto anche sulla timidezza dei più impacciati. Noi non dimenticheremo queste terribili pagine, la MEMORIA deve diventare STORIA, mai più nessuno dovrà incenerire i nostri sogni, il nostro FUTURO.
di Cristiana Verazza                                   
 









 
 
 
 
 
 
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