01 aprile 2019

London: what a wonderful journey!

Diario del viaggio d’istruzione a Londra degli studenti di Lunamatrona, Ussaramanna e Villanovaforru

di Carlo Murru



“Prof quest’anno vorremmo andare a Londra.” 
“Ragazzi Londra è molto impegnativa oltre ad essere molto cara.” 
“Ma noi ci vorremmo andare più di ogni altra città.” “Facciamo così, se le due condizioni fondamentali, che sono il costo e l'albergo centrale che devono essere garantite, troveranno un giusto riscontro vi prometto che prenderemo in seria considerazione l’ipotesi di andare a Londra.” 
Un po’ la fortuna, un po’ la professionalità dell’agenzia viaggi ci hanno permesso di coronare questo sogno perché il prezzo è in linea con quanto pattuito con le famiglie e l’albergo è veramente centrale e in una zona molta tranquilla di Londra, South Kensington. 

All’annuncio che si sarebbe andati a Londra i ragazzi erano visibilmente felici ed euforici. Beh diciamo che sono esplosi di gioia con urla di approvazione e occhi che luccicavano. Un viaggio a Londra va pianificato nei minimi dettagli e la sua organizzazione, come d’altronde l’organizzazione di ogni viaggio, parte dal mese di settembre. Durante le riunioni di programmazione delle attività i diversi consigli di classe pianificano tutti i viaggi e le uscite didattiche in modo che, iniziato l’anno scolastico, le famiglie siano messe al corrente di tutto. Il 20 dicembre, per farla breve, avevamo i biglietti staccati: destinazione Stansted. Partenza il 5 marzo. 

Durante le vacanze di Natale stendiamo il programma e procediamo con le prenotazioni di tutti i luoghi che andremo a visitare, anche perché alcuni siti turistici richiedono una prenotazione anche con 2 mesi di anticipo. Scopriamo, innanzitutto, che, a dispetto dei prezzi salatissimi per gli ingressi nei diversi luoghi di interesse turistico (Torre di Londra, Tower Bridge, ecc.) se si viaggia da soli, per le scolaresche ci sono fortissimi sconti. Inviamo le nostre mail di prenotazione e a stretto giro di posta riceviamo le diverse conferme e, pian piano, componiamo il nostro puzzle che si chiama programma. Ordiniamo gli abbonamenti per la metropolitana che ci vengono recapitati direttamente a casa nel giro qualche giorno. A metà gennaio siamo in grado di avere il programma definitivo che presentiamo alle famiglie durante una riunione che ci serve per spiegare dettagliatamente le condizioni di viaggio, perché Londra presuppone che certe regole vengano rispettate alla lettera, e per raccogliere tutti i documenti da presentare in questura. Il solo ingresso nella metropolitana, spieghiamo a ragazzi e genitori, presuppone la massima attenzione e cautela per evitare situazioni di rischio che possono verificarsi se ci si comporta da incauti. La tensione e l’euforia salgono e il 5 marzo si avvicina. 

Ci siamo. Martedì 5 è martedì grasso e noi abbiamo l’aereo alle 19.00. Ci ritroviamo in aeroporto alle 17.00. Il tempo di consegnare il porta badge, dove ogni ragazzo ha biglietto aereo e carta d’identità, salutare i genitori e siamo in fila per i controlli. 


La prima sorpresa per i ragazzi è che dopo i controlli di sicurezza bisogna superare la dogana dove i poliziotti verificano con attenzione tutti i documenti di espatrio. Finalmente siamo in aereo. L’agenzia ha lavorato bene e siamo tutti insieme perché abbiamo l’imbarco prioritario sia all’andata che al ritorno. Alle 19.00 decolliamo. Per chi non ha mai preso l’aereo è un momento emozionante, per i più scafati è invece il momento di ordinare qualcosa da mangiare, di ascoltare musica o di chiacchierare. Il volo fila liscio per tutte le due ore e quarantacinque minuti e alle 20.45, abbiamo recuperato un’ora grazie alla differenza di fuso orario, atterriamo a Stansted. Il pullman che ci porterà a Londra è li che ci aspetta. Una pioggerellina incessante fa da cornice a tutto il viaggio che dura meno di due ore. Ma nella penombra del pullman brillano incessanti gli occhi dei ragazzi non appena si intravedono le luci della città. Arriviamo al Premier Inn di Earl’s Court dove una simpatica ed efficientissima receptionist ha pronte le nostre tessere magnetiche e ci assegna le camere. L’albergo è molto grande e per raggiungere le camere dobbiamo percorrere un vero e proprio labirinto, ma appena le troviamo siamo molto felici perché ci hanno riservato un’ala tutta per noi e le camere sono spaziose, pulite e accoglienti. Quasi non ci crediamo. Diamo tempo ai ragazzi di sistemarsi nelle rispettive camere e di mangiare i panini che si sono portati da casa mentre noi prof, io Stefania Garau e il Dirigente Daniele Casula, ci accomodiamo nel pub dell’hotel per mangiare anche noi i nostri panini e assaggiare l’ottima birra inglese. Finita la cena è ora di andare a verificare camera per camera se tutto va bene o se ci sono potenziali fonti di pericolo. L’hotel fortunatamente è perfetto e con buona pace di tutti andiamo a dormire che sono ormai le due del mattino. 

Alle 6.45 suona la sveglia. Il tempo di infilare le pantofole e vado a svegliare i ragazzi. Stranamente quasi tutti sono già pronti ma subito scopro l’arcano. Prof Garau e Casula non hanno cambiato l’ora dei loro telefoni e orologi e hanno svegliato i ragazzi alle 6.00 anziché alle 7.00. My God! La colazione a buffet ci sorprende. C’è di tutto. Il dolce, il salato, la tipica colazione inglese con salsiccia, fagioli, uova e bacon, caffè, cappuccino, the, succhi, marmellate, yogurt, frutta, nutella, pan cake, pane tostato, muffin e tanto altro ancora. Anche noi prof tiriamo un sospiro di sollievo perché per noi significa che per lo meno i ragazzi faranno un pasto ricco e abbondante. Per dir la verità qualcuno abbonda parecchio e in molti si lanciano a capofitto sulla tipica colazione inglese. Risultato: il primo giorno tante salsicce appena sbocconcellate rimangono nei piatti. 
Alle 8.20 siamo pronti per tuffarci nella città. La prima tappa è la stazione della metro di Ealr’s Court. 


Ci dobbiamo dirigere verso Buckingham Palace. Consegniamo gli abbonamenti della metro, diamo semplici istruzioni su come si superano i tornelli, ricordiamo a tutti le regole che ci siamo dati per l’utilizzo della metropolitana e facciamo il nostro ingresso in stazione. Fortunatamente la metro non è molto piena per cui non abbiamo difficoltà a salire. Lo stupore mi viene quando vedo la fermata di Paddington. Ho sbagliato direzione per cui tutti giù e via dentro la metro in senso contrario. Perdiamo 10’ ma spiego ai ragazzi che senza questo errore non avrebbero mai visto la fermata che poi ha dato il nome al famosissimo orsetto. La prima visita ce l’abbiamo alle 10.00 nelle Stanze della guerra di Churchill. 


I ragazzi sono preparatissimi perché hanno anticipato lo studio della seconda guerra mondiale e molti di loro hanno anche visto il film “L’ora più buia”. La visita fila liscia per circa 90’ dove osserviamo le stanze da dove lo Stato maggiore inglese ha deciso le sorti della propria nazione e dell’Europa intera durante la seconda guerra mondiale. All’uscita ci dirigiamo di corsa nel piazzale delle Guardie a cavallo dove è in corso il cambio della guardia. 


Il fascino delle divise, del rituale e la maestosità dei cavalli colpiscono i ragazzi che seguono con attenzione tutti i passaggi. Alla fine non possono mancare le foto di rito con le guardie a cavallo che pazienti e immobili si prestano a questa consuetudine quotidiana. Subito dopo ci dirigiamo veloci al numero 10 di Downing Street e i ragazzi sono colpiti più che dal fatto che lì risiede Teresa May, dallo spiegamento di forze a guardia dei cancelli. Finalmente ammiriamo Buckingham Palace. 


La maestosità e l’imponenza del palazzo ruba la scena a tutto quanto c’è intorno. Il piazzale antistante e il Victoria Memorial sono pieni di turisti e noi ci mescoliamo allegramente. La pioggerellina e il vento hanno iniziato a farsi sentire ma l’euforia e la bellezza di ciò che vediamo vincono su tutto. Ci affacciamo ai cancelli del palazzo reale per vedere meglio un gruppo di guardie che marcia in perfetta sincronia. Scattiamo foto e selfie in tutte le posizioni possibili prima di fare una passeggiata nel mitico Hyde Park. Il primo pranzo londinese lo consumiamo nelle vicinanze di Westminster nel Slug and Lettuce Artillery Row. Ci servono delle salsicce arrosto con purè di patate e un budino al caramello con gelato. Il pranzo non ci fa impazzire ma, in linea di massima, in molti mangiano tutto. Alle 15.00 siamo di fronte ai cancelli dell’Abbazia di Westminster. 


Una volta dentro ci forniscono l’audioguida e ci immergiamo nella storia di questa chiesa che ha segnato molte tappe liete e funeste degli inglesi. Dopo aver visitato l’interno dell’Abbazia passeggiamo lungo i chiostri e ammiriamo i giardini interni. La visita dura più di 2 ore ma tanto fuori piove e non abbiamo granché fretta di uscire. Ci raduniamo tutti all’uscita della chiesa dopo che i ragazzi hanno completato i primi acquisti di souvenir pronti a metterci in cammino. Attraversata la strada e imboccato Westminster Bridge, il palazzo del parlamento, con il Big Beng tutto imbragato per i lavori di restauro, ci appare in tutta la sua bellezza. 


Dall’altra parte del Tamigi il London Eye gira implacabile con il suo carico di turisti. 


A metà ponte ci fermiamo perché non possiamo non scattare le nostre foto ricordo. Continuiamo la passeggiata, sempre accompagnati dalla pioggerellina a cui siamo già affezionati, sino ad arrivare alla Modern Tate Gallery avendo però fatto una tappa da Starbucks richiesta per ovazione. Da lì attraversiamo il Millenium Bridge avendo di fronte la Cattedrale di St. Paul che si staglia maestosa in contrasto con gli ormai luccicanti grattacieli della City. 


I ragazzi sono allegri ed euforici. Iniziano i primi commenti entusiastici sulla città e il viaggio. Dopo 20’ di metropolitana rientriamo in albergo dove abbiamo giusto il tempo di poggiare gli zaini prima di andare a scoprire il ristorante in cui ceneremo per 4 sere. Il ristorante è il Garfunkel's – Kensington in Gloucester Road e dista circa 10’ a piedi dall’hotel. Mangiamo pollo arrosto con patatine fritte e un waffle con gelato alla vaniglia. Non male. Per la sera decidiamo di far provare ai ragazzi l’ebrezza del pullman rosso a due piani londinese e ci avviamo verso Victoria station. Da lì raggiungiamo Westminster perché vogliamo vedere la città illuminata. Scattiamo qualche foto ma ormai sono le 23.30 e ci affrettiamo a prendere la metro per rientrare perché l’ultima corsa è a mezzanotte. Il primo giorno è trascorso e andiamo a letto stanchi ma soddisfatti. 


Giovedì 7 ripetiamo la routine di sveglia, colazione e metropolitana, ma questa volta la nostra tappa è la City londinese. I grattacieli che il primo giorno abbiamo visto scintillare nella notte ora ce li abbiamo sopra le nostre teste. Con stupore i ragazzi commentano che sono più alti del previsto e tutto sommato hanno il loro fascino. La passeggiata prevede una sosta per ammirare “The Monument”,


l’obelisco in memoria dell’incendio che distrusse Londra nel 1666, la vista del palazzo dei Lloyd’s, del grattacielo noto a tutti come “The Gherkin” (il cetriolo), 


dell’altro grattacielo chiamato “Walkie talkie” 


e dell’edificio che ospita la Borsa più famosa d’Europa. Dalla stazione della metropolitana Bank ci dirigiamo al British Museum. Ci avviamo all’ingresso per ammirare la Stele di Rosetta, fondamentale reperto che ha aperto la strada per la traduzione e comprensione dei geroglifici egiziani. Da lì parte il nostro tour mirato che ci porterà a visitare 15 opere di grande importanza storica. Finita la visita ci “accampiamo”, come altre decine di studenti, nel grande atrio dell’ingresso per merendare e per ultimare gli acquisti di souvenir. 


Il pranzo lo consumiamo al Cafe Rouge Holborn, ristorante carinissimo e frequentatissimo in Kingsway. Ci servono uno squisito pollo arrosto con un sughetto alle spezie e le solite patate fritte e una crème brulée alla vaniglia e caramello. Rispetto al giorno prima quasi tutti hanno mangiato. Usciti dal ristorante il cielo cambia colore sfoggiando tutte le tonalità di grigio sino ad arrivare a quella più scura che non è altro che il preludio alla pioggia che puntuale arriva sottile, accompagnata dal vento. Non ci scoraggiamo e proseguiamo con il nostro programma. 

Incastonata nel quartiere Soho, racchiusa nel triangolo formato da Piccadilly Circus, Leicester Square e l’incrocio tra Shaftesbury Avenue e Charing Cross, la Chinatown londinese è senza dubbio uno degli scorci più pittoreschi di tutta la città. Ci è bastato metter piede lungo Gerrard Street per rimaner inondati dal tipico spirito cinese, tra odori e sapori che rievocano terre lontane. 


A ridosso di Soho troviamo Covent Garden. Zona ricca di storia a partire dal mercato coperto e la piazza dove, tra caffè all’aperto, bancarelle e artisti di strada, si respira un’atmosfera particolare dal sapore tipicamente inglese. Ci perdiamo fra le tante bancarelle e diamo libero sfogo alla voglia di shopping da souvenir ma prima ci affacciamo dall’alto nella piazzetta principale perché un tenore intona arie di famose opere italiane e qualche canzone napoletana. 


Proseguendo allegri sotto la tipica pioggia inglese, ma siamo super attrezzati, arriviamo a Trafalgar Square. L’immensa piazza, dove si innalza verso il cielo l’obelisco con la statua dell’Ammiraglio Nelson, con le fontane e la National Gallery a fargli da cornice, ci accoglie nel crepuscolo della sera. Un Panda gigante si muove a suon di musica vicino alle fontane. Ci andiamo e balliamo con lui lasciandolo poco dopo non senza aver prima scattato una foto di gruppo e avergli lasciato qualche sterlina di mancia. 



Da Trafalgar a Piccadilly il passo è breve. Le luci al neon delle tante pubblicità di Piccadilly Circus sembra che ci diano un poco di calore visto che la sera è fredda e piovosa. I selfie si sprecano, così come le foto di gruppo. 


Ma è tempo di scendere in metropolitana per andare da Harrods. Sono le 18.30. Ora di punta. I vagoni sono stracolmi di gente anche perché siamo in pieno centro e la gente rientra a casa dal lavoro. Il primo treno lo facciamo passare senza neanche sognarci di provare a salire tanto è pieno. Dopo pochi minuti passa il secondo e miracolosamente si svuota quel tanto che basta per farci stipare dentro. Scendiamo a Knightsbridge dopo 4 fermate. I grandi magazzini Harrods sono davanti a noi scintillanti. 


Prima di entrare catechizziamo i ragazzi affinché tengano un comportamento che non dia particolarmente nell’occhio, perché sappiamo che i gruppi non sono ben accetti. Entriamo alla spicciolata divisi in più gruppi. Visitiamo subito il reparto alimentare. Chi non è mai venuto a Londra rimane sorpreso nel vedere una varietà di cibi così immensa. Carni da tutto il mondo. Pesci mai sentiti nominare. Frutta, salumi, formaggi, cioccolati, dolci e cibi cucinati che inondano di colori e profumi le sale. I prezzi sono alle stelle. Decidiamo di salire di qualche piano per andare a visitare le boutique dei grandi stilisti internazionali. Con nostra sorpresa scopriamo che molti commessi e commesse sono italiani. Ci intratteniamo a chiacchierare con loro che ci spiegano che molti clienti quando acquistano vogliono la privacy più assoluta perché non vogliono far vedere quante migliaia di euro spendono e noi discretamente ci aggiriamo in piccoli gruppi ad ammirare le bellezze della moda, soprattutto italiana. Verso le 19.30 siamo di nuovo tutti all’ingresso principale pronti a prendere la metro e andare a cenare. Questa volta niente tappa in hotel. È tardi e la cena ci viene servita alle 20.00. Mangiamo fish & chips e chocolate fudge cake with ice cream, filetti di merluzzo in pastella e fritti con patate fritte e per dolce una torta al cioccolato calda con gelato alla crema. Dopo cena c’è un po’ di fermento perché i ragazzi sono stanchi e vorrebbero andare a dormire. Dopo aver perorato la causa con prof Garau e dopo averci discusso sopra un bel po’ decidiamo, io e il DS a malincuore, di rientrare in albergo e di riposare visto che comunque sono già le 22.45 e domani ci aspetta la giornata più faticosa del viaggio.

L’indomani siamo tutti belli riposati e col senno di poi c’è da ammettere che qualche ora di sonno in più ha fatto bene a tutti, anche perché la sveglia è alle 6.45, perché alle 8.30 dobbiamo visitare St. Paul Cathedral. Prima però abbiamo un compleanno da festeggiare. Federica compie 14 anni per cui non possiamo non intonare “Tanti auguri a te”. Arrivati in Cattedrale come sempre ci accolgono con cortesia ed efficienza.


In meno di 15’ siamo dentro muniti di audio guida e divisi in 2 gruppi. La cattedrale è maestosa e imponente. Dalla sua costruzione ha accolto importanti celebrazioni, come il funerale di Winston Churchill o il matrimonio del principe Carlo con Lady Diana. La Cattedrale di San Paolo è un enorme tempio con pianta a croce latina che presenta una sorprendente decorazione all’interno delle sue navate, soprattutto nei tetti con i loro fantastici affreschi. La parte più attraente della cattedrale è indubbiamente la sua grande cupola, composta da tre gallerie circolari. Dopo aver percorso 257 gradini si arriva, a 30 metri d’altezza, al primo di questi tre ambienti, la Galleria dei Sussurri, un luogo con un’incredibile acustica in cui si possono ascoltare anche i più lievi rumori prodotti nella parte opposta della cupola. Dopo aver percorso altri 376 gradini si raggiunge la Galleria della Pietra, che offre visite gradevoli della parte esterna della cupola, anche se sono indubbiamente superate da quelle ancora più sorprendenti della Galleria Dorata, situata a 85 metri d’altezza. Nella parte sotterranea della Cattedrale si trova, invece, una grande cripta, dove si conservano i resti archeologici di alcuni templi e monumenti, oltre alle tombe d'illustri personaggi britannici come Nelson, Wellington o Churchill. I ragazzi rimangono affascinati soprattutto dalle gallerie e con grande sorpresa nostra collocano la Cattedrale di San Paolo al primo posto dell’indice di gradimento dei luoghi visitati.

Alle 10.00 siamo pronti per iniziare una lunga passeggiata che ci porterà dritti, dritti alla Torre di Londra, seconda tappa odierna.


La Torre di Londra è un’enorme fortezza utilizzata nei secoli come residenza reale, arsenale e prigione. Per più di 900 anni la Torre di Londra fu sinonimo di terrore, quale luogo di reclusione dei prigionieri della corona, che vivevano in condizioni orribili, torturati prima di essere giustiziati nella vicina Tower Hill (Collina della Torre). Dopo aver fatto anche qui tantissimi scalini all’uscita finalmente abbiamo un incontro ravvicinato con i famosi corvi della torre.



Usciti dalla Torre, costeggiamo il Tower Bridge e pranziamo al Slug and Letuce - Tower Bridge. È venerdì e il ristorante è affollatissimo. Un simpatico cameriere italiano ci serve steak & ale pie e apple crumble, uno sformato con carne di manzo e salsa alla carne e un tortino caldo alle mele. Lo sformato non è granché e sa tanto di cipolla mentre il tortino è delizioso. Prima di visitare Tower Bridge ci fermiamo in un vicino Tesco (piccolo supermarket) in modo che i ragazzi facciano scorta di cibo perché il pranzo non li ha soddisfatti.


La visita al ponte più famoso di Londra si rivela subito un successo anche se prima di entrare ci siamo bagnati per bene e una volta dentro abbiamo dovuto fare gli immancabili numerosi scalini. Una volta dentro il ponte i ragazzi sono letteralmente impazziti quando a metà del camminamento hanno visto che il pavimento era trasparente. Le foto in tutte le posizioni si sono sprecate, così come quelle verso lo specchio del soffitto che rifletteva perfettamente tutti noi verso il basso che, con l’effetto trasparente, ha creato immagini veramente suggestive.


Scesi dal Tower Bridge, seguendo una riga blu tracciata lungo l’asfalto, ci siamo trovati dentro il museo delle macchine a vapore che negli anni hanno comandato il sollevamento del ponte. Attraversiamo il ponte e siamo nella sponda sud del Tamigi. Una bella camminata lungo il fiume ci fa scoprire un altro scorcio della città molto caratteristico e ricco di sorprese. Artisti di strada, sculture moderne e una nave dei pirati ci accompagnano lungo il cammino prima di arrivare alla tappa successiva della nostra giornata. Siamo di fronte al Globe, il teatro dove recitò la compagnia di William Shakespeare, nei pressi del Blackfriars Bridge. Da lì alla Tate Modern Gallery sono un paio di minuti.


Ci arriviamo bagnati, infreddoliti, abbastanza stanchi ma con l’umore sempre alto. Una volta dentro decidiamo di visitare la galleria d’arte moderna così come viene, lasciandoci andare alle emozioni e alle sensazioni che le opere ci suscitano in modo spontaneo e senza filtri. La cosa interessante e bella è che con i ragazzi si chiacchiera proprio di ciò che ognuno di loro sente o prova di fronte a qualche opera davvero particolare. Facciamo una breve sosta al terzo piano prima di scendere nell’immenso ingresso laterale dove decidiamo di mettere su un coro tutto italiano. I ragazzi, mano destra sul cuore e schierati nel bel mezzo dell’atrio, intonano l’inno di Mameli. Dapprima sottovoce poi un po’ più forte. Qualcuno passa, ci guarda e sorride. I ragazzi sono felici.


Usciamo e la pioggia non ci abbandona. Attraversiamo il Millenium Bridge e il colore del cielo non si distingue da quello del Tamigi. La cupola di St. Paul, per l’effetto magico delle nuvole, gioca a nascondino con noi e ogni tanto scompare alla nostra vista. Finalmente in Metro ci rilassiamo perché non è tanto affollata e, stazione dopo stazione, quasi tutti troviamo posto a sedere.



A cena mangiamo hamburger e patatine e cheesecake ai frutti rossi. Oggi tutti vogliono uscire perché non vogliono perdersi l’ultima notte londinese per cui finita la cena ci dirigiamo in metro a Tower Bridge perché vogliamo vederlo illuminato. Lo spettacolo è davvero unico e quello che sino a poche settimane fa guardavamo nelle foto si para davanti ai nostri occhi in tutta la sua bellezza.


Ha smesso di piovere e la serata è fresca ma piacevole. L’azzurro del ponte brilla sopra di noi e arrivati dall’altra parte del fiume facciamo le ultime foto col ponte sullo sfondo. Man mano che camminiamo la City ci appare in tutta la sua brillantezza dall’altra parte del fiume. Dietro di noi, nel quartiere di Southwark, The Shard, il grattacielo costruito da Renzo Piano, si staglia all’orizzonte forte dei suoi 309,67 metri d'altezza che lo collocano come il grattacielo più alto di Londra e quinto in Europa.


I ragazzi sono spensierati ed euforici. Qualcuno chiacchiera, altri cantano, altri si fermano per fotografare. Arriviamo all’ormai familiare Millenium Bridge che attraversiamo per prendere la metro prima che chiuda. In albergo arriviamo verso mezzanotte e mezza. Diciamo ai ragazzi che l’indomani potranno alzarsi mezz’ora dopo ma mentiamo spudoratamente.

La sveglia la facciamo invece alle 7.00 perché come da tradizione passiamo nelle camere per filmare la sveglia. Le scene a cui assistiamo sono esilaranti e rimandiamo al video del viaggio per riderci un po’ su tutti quanti. Fatta colazione e preparate le valigie le sistemiamo tutte in una camera che ci hanno concesso per questo scopo. La meta di oggi, vista anche la bella giornata, fuori c’è il sole anche se con un forte vento, è Notting Hill e il mercato di Portobello. Decidiamo di andare a piedi perché vogliamo scoprire un altro pezzo di città. Il quartiere di Notting Hill è affascinante e caratteristico con le sue case colorate e molto eleganti. Arriviamo finalmente a Portobello dopo aver fatto una breve sosta in un market per far rifornire di cibo e acqua i ragazzi. Una marea umana, in prevalenza turisti molti dei quali italiani, ci inghiotte immediatamente. L’atmosfera è abbastanza tranquilla perché non rileviamo particolari fonti di pericolo e anche noi prof ci rilassiamo e seguiamo l’andamento lento della folla tra una bancarella e l’altra.


La prima parte del mercato è dedicata ai souvenir e alle bancarelle di antiquariato e abbigliamento di ogni foggia. Fra tutti spicca un negozietto con il tipico abbigliamento da campagna inglese che ci affascina e ci incuriosisce. Proseguendo nella passeggiata arriviamo nella parte del mercato dedicata al cibo.


Qui la scena cambia radicalmente. I profumi e i colori si mischiano piacevolmente e per noi è una scoperta dietro l’altra. È la festa dello street food internazionale. Si passa dalla cucina spagnola a quella greca, da quella magrebina a quella giapponese e così via.


Qualcuno ci fa assaggiare i falafel, polpette mediorientali costituite da legumi, speziate e fritte, altri si comprano le patate a spirale e fritte.


Agli incroci qualche artista di strada intrattiene i tanti turisti. Durante il percorso inverso ci fermiamo un attimo in quella che era la libreria del film Notting Hill e che oggi è un negozio di souvenir. Ai ragazzi dobbiamo spiegare il motivo per cui è famosa perché non ne hanno mai sentito parlare, ma per noi è una pietra miliare del cinema.


Quasi alla fine di Portobello Road ci imbattiamo in un gruppo di ragazzi che stanno cantando. Il cartello che hanno poggiato in strada dice che fanno parte di una scuola musicale e da ciò che mettono in scena non abbiamo nessun dubbio che siano bravissimi. Sulla via del rientro attraversiamo Holland Park e i ragazzi cantano allegri parodiando famose canzoni. 

Oramai siamo in albergo e, prese le valigie, aspettiamo che il pullman ci venga a prendere. Arriva alle 12.45. Salutiamo l’impiegata dell’hotel, carichiamo i bagagli e ci accomodiamo nel pullman, non senza aver recuperato uno zainetto solitario che una nostra alunna ha dimenticato nella hall. Una ghiotta occasione che noi prof non ci facciamo sfuggire per imbastire uno scherzo. Dopo 10’ passiamo tra i posti invitando i ragazzi a verificare di aver preso tutto dall’albergo. La malcapitata dapprima inizia a cercare lo zaino con calma, poi la ricerca diventa frenetica. Si chiede ai compagni se qualcuno ha fatto lo scherzo di prendere lo zaino, ma tutti cadono dalle nuvole. Il dirigente si offre di aiutare a cercarlo tra i sedili e inizia a girare tra i ragazzi con lo zaino dietro la schiena. Tutti se ne accorgono e iniziano a ridere sino a quando anche la ragazza lo scopre e passa dai sudori freddi ad una sonora risata. Il pullman si avvia lento nel traffico cittadino. È sabato pomeriggio e dai finestrini la città di Londra ci scorre come in un film. Passiamo di fronte a Buckingham Palace, dove nelle vicinanze scorgiamo una grande manifestazione contro la Brexit. Proseguiamo verso Westminster Bridge dove solo l’indomani veniamo a sapere che un’ora dopo verrà chiuso perché un’auto sospetta è parcheggiata in mezzo al ponte. Costeggiamo il Tamigi e vediamo il London Eye per l’ultima volta. Arriviamo nei pressi di St. Paul, della Torre di Londra e aggiriamo la City sino a perderci nella campagna inglese diretti a Stansted dove arriveremo quasi 2 ore dopo. Ma c’è ancora una sorpresa. I ragazzi ci chiamano e Federica, portavoce di tutti gli studenti, ci ringrazia uno per uno. Si commuove tanta è l’emozione e oltre ai suoi occhi molti altri si inumidiscono di lacrime. Anche noi ci complimentiamo con loro perché se tutto è andato bene è anche grazie alla loro collaborazione e a un comportamento sempre all’altezza della situazione. Salutiamo la città che ci ha ospitato per 5 giorni appagati e soddisfatti, sicuri di aver fatto un viaggio indimenticabile. Il controllo dei bagagli è un delirio. Dobbiamo mettere tutti i liquidi in apposite bustine trasparenti che ci fornisce il personale dell’aeroporto. I nostri sacchetti, così come quelli di tutti i passeggeri, non vanno bene. Ogni persona può riempire massimo un sacchetto. Per alcuni il sacchetto è troppo piccolo, nonostante rispettino la quantità massima di liquidi da trasportare, e allora devono distribuire il contenuto nei sacchetti dei compagni oppure devono buttare il superfluo. Finalmente tutti abbiamo passato i controlli ma io sono il più triste perché mi hanno appena sequestrato e cestinato un barattolo di marmellata ai frutti di bosco che avevo comprato da Harrods. Pazienza una buona occasione per riandare a comprarla e magari questa volta mangiarla direttamente a Londra. Facciamo base nell’area dell’aeroporto dove è più alta la concentrazione di posti a sedere, di ristoranti e dove ci sono due cose indispensabili: i bagni e gli schermi che fra 90’ ci annunceranno il gate. Diamo libertà ai ragazzi di mangiare dove preferiscono, vista l’ampia scelta, e anche noi ci accomodiamo in un ristorante per mangiare l’ultimo Fish and chips, io e Stefania, e una bistecca il dirigente, con una pinta di London Pride a testa.


Alle 17.00 ci comunicano che il gate d’imbarco è il 58 e per arrivarci ci vogliono 10’. Ci incamminiamo più o meno in fila indiana in mezzo ad altre centinaia di persone che si recano alle rispettive partenze ma, a un certo punto, scesa una rampa di scale, ci accorgiamo che 8 ragazzi e prof Garau non ci seguono più. Brillantemente un baldo studente si è infilato nel bus navetta affermando di avermi visto entrale lì e di fatto facendo sbagliare strada a chi lo seguiva, compresa Stefania che chiudeva il gruppo. Diverse frenetiche telefonate tra noi per capire che loro sono dall’altra parte dell’aeroporto ma che il personale di terra li accompagnerà con una navetta giusto in tempo per imbarcarsi.


Saliti a bordo i ritardatari il portellone si chiude e siamo pronti per il decollo. Il rientro fila via senza intoppi. Molti dei nostri alunni fanno capannello nei nostri posti e cominciano a raccontare le impressioni sul viaggio. Tutti sono soddisfatti e affermano che non lo dimenticheranno mai. Qualcuno inizia ad imitarci e a raccontare aneddoti e tutti ridiamo di gusto. Qualcun altro schiaccia un pisolino perché crollato dalla stanchezza. Altri mangiano o ascoltano musica.
Giusto il tempo di dare uno sguardo al finestrino e le luci di Cagliari sono sotto di noi.


Scesi dall’aereo ci raduniamo e ci contiamo per l’ultima volta prima di uscire sotto gli applausi scroscianti dei genitori in attesa. Gli abbracci e i baci non si contano più, così come le tante strette di mano e i ringraziamenti sinceri che riceviamo dai ragazzi e dai genitori. Il denominatore comune sono gli occhi lucidi di tutti.

Fare un viaggio d’istruzione è un’esperienza di vita. Io preparo il viaggio sin dai primi mesi di scuola. Il rapporto con i ragazzi e con le famiglie è costante e continuo. Gli studenti quando partono sono preparati e soprattutto motivati. Conoscono perfettamente ciò che troveranno e le regole che dovranno rispettare. Ho fatto tanti viaggi portando centinaia di scolaresche in giro per l’Europa. Forse non ricordo molti nomi e qualche viso è sbiadito negli anni, ma come tutti i viaggi anche questo occupa una parte importante nel mio cuore. La particolarità di questo viaggio è stata innanzitutto la scelta della città. Io amo Londra e ogni volta che ci vado me ne innamoro sempre di più. Per i ragazzi e per prof Garau, che non c’era mai stata, è stato un viaggio sicuramente indimenticabile. Per i ragazzi pazzesco, perché hanno coronato un sogno. Hanno infatti avuto l’opportunità, in 3 giorni e mezzo, di vedere le principali attrazioni turistiche della città, anche se questo ha comportato camminare mediamente 20 chilometri al giorno senza mai lamentarsi.

Quando rientri rimane un po’ di nostalgia in ognuno di noi, ma soprattutto rimane la soddisfazione di aver permesso ai ragazzi di vivere un’esperienza di vita che nessun libro scolastico o nessuna lezione riuscirà mai a dare. Per me rimane l’aver condiviso un’esperienza educativa ma soprattutto affettiva con i nostri studenti a cui devo fare i più sinceri complimenti per la maturità dimostrata e la collaborazione che ci hanno dato. Con Daniele ogni viaggio è un rinsaldare il nostro rapporto d’amicizia ormai ventennale in cui ci capiamo al volo in ogni situazione. A Stefania, che conosco dai tempi del liceo, non posso che dire grazie perché si è dimostrata preziosa compagna di viaggio completando come in un puzzle tutte le mie mancanze e debolezze. 

Ad maiora! 


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