Dopo due anni di pandemia e la conseguente sospensione dei viaggi d’istruzione, finalmente quest’anno, dal 1° aprile, il MIUR ha di nuovo autorizzato i viaggi e noi della terza di Lunamatrona non ci siamo di certo fatti scappare l’occasione. Scartate le mete estere per ovvie ragioni, abbiamo subito individuato in Palermo la città che volevamo visitare.
Organizzato il viaggio in fretta
e furia il 10 maggio alle 5:00 del mattino siamo partiti da Lunamatrona alla
volta dell’aeroporto di Elmas dove ad attenderci c’era la prof. Garau, l’altra
accompagnatrice oltre a me. Giusto il tempo di bere un caffè e alle 7:55 ci siamo
imbarcati sul volo Ryan Air diretti all’aeroporto Falcone-Borsellino, ex Punta
Raisi, di Palermo. Dopo appena 55’ di volo stiamo già atterrando in una terra,
la Sicilia, che sin da subito ci fa sentire a casa, tanto è simile alla nostra
Sardegna.
In Hotel troviamo un’accoglienza fuori dal comune. Francesca alla reception in men che non si dica ci ha già assegnato le camere e comunicato tutte le disposizioni. Ci informa, ahimè, che l’albergo è pieno e a riempirlo ci sono solo studenti. In totale ci sono circa 200 studenti tra italiani e stranieri. Fortunatamente le nostre camere sono tutte vicine e questo un po’ ci tranquillizza. Verificato che tutte le camere siano a posto la nostra prima meta è il mercato di Ballarò. Mentre raggiungiamo il mercato, partendo dalla zona universitaria dove siamo alloggiati, devo dire in tutta onestà che il primo approccio con la città non è stato dei migliori. La città è abbastanza sporca, mal curata e il traffico caotico.
Per pranzo ci spostiamo verso il Caffè
del Kassero (consigliatissimo se passate a Palermo!) percorrendo quasi tutta la
zona centrale dei 4 Canti e di via Maqueda che a quell’ora è stracolma di
turisti. Il secondo approccio con la cucina siciliana, dopo quello di Ballarò,
è degno della sua fama! Cibi genuini e gustosi a base di pesce spendendo
veramente poco.
Al pomeriggio, tornati in piazza Bellini, visitiamo la Fontana Pretoria, e subito entriamo nella chiesa di San Cataldo.
La notte è un tripudio di
schiamazzi, musica a tutto volume, fuochi d’artificio e gente che parla sino
alle prime luci dell’alba. In albergo c’è un gruppo di un centinaio di liceali
all’ultimo anno che giustamente intendono rendere memorabile l’ultima gita
insieme.
La sveglia del secondo giorno non
è per nulla traumatica anche perché l’aroma del caffè nostrano e il profumo
delle ciambelle e dei croissant appena sfornati aiutano parecchio.
È anche l’occasione per svagarci e fare la seconda colazione del mattino prima di arrivare a Palazzo Steri che visitiamo in tarda mattinata. Il Palazzo è noto per essere stato sede del Tribunale dell’Inquisizione con all’interno le sue carceri riccamente graffitate dai condannati. All’interno del palazzo, che oggi ospita il rettorato dell’Università di Palermo, abbiamo anche potuto ammirare il celebre dipinto di Renato Guttuso “La Vucciria”, che solo quando lo vedi ti rendi conto della sua bellezza e del suo fascino.
Mentre passeggiamo pigri nei vicoli della Kalsa si avvicina un signore distinto e ci consiglia di andare a visitare Palazzo Mirto. Gli diamo retta e fatti un centinaio di metri troviamo il palazzo. L’ingresso è gratuito e subito dal cortile interno saliamo le scale che ci portano al primo piano di uno dei più nobili e antichi palazzi dell’aristocrazia palermitana.
Duecento metri e siamo all’Oratorio di San Lorenzo. Anche in questo caso la realtà supera di gran lunga l’immaginazione. L’Oratorio ci colpisce per la ricchezza dei suoi stucchi bianchi, tanto perfetti che il maestro Giacomo Serpotta è quasi riuscito a renderli vivi.
Anche la seconda notte scorre
scoppiettante come la prima, ma la mattina siamo pronti per salire sul pullman
che abbiamo noleggiato per l’escursione al Duomo di Monreale e successivamente
a Cefalù, perla marinara della Sicilia occidentale.
Il borgo marinaro di origini normanne adagiato sulle rive di un mare limpido e azzurro, ci appare subito un luogo accogliente, ben tenuto e pieno di turisti. Anche i ragazzi sono entusiasti e con loro ci addentriamo nelle viuzze del centro storico in cerca di un posto dove mangiare. Alla fine, optiamo per il lungomare dove un gentilissimo ristoratore alla tariffa popolare di pochi euro ci fa accomodare all’ombra degli ombrelloni a cinquanta metri dalla spiaggia. I ragazzi preferiscono panini e patatine o pizza mentre noi preferiamo la cucina tradizionale del posto a base di specialità di pesce.
Il rientro a Palermo è sonnacchioso ma ricco di buoni propositi perché meditiamo di organizzarci per uscire dopo cena per ammirare e scoprire la Palermo notturna. Fra i ragazzi si formano due correnti, la prima opterebbe per stare in albergo; la seconda, la più numerosa e che sposa anche i nostri desideri, è propensa all’uscita. All’ora di cena la fazione dei “pigri” si allarga ma ormai la decisione è presa e verso le 21.30 prendiamo l’autobus direzione Teatro Massimo. Ci arriviamo dopo una ventina di minuti e vi confesso che vedere il teatro riccamente illuminato con Piazza Verdi piena di gente e il sottofondo della musica di un gruppo di artisti di strada è davvero eccitante e ci incoraggia a tuffarci nella marea umana che scorre pigra e lenta in via Maqueda.
Il venerdì non inizia sotto i
migliori auspici. La notte prima un ragazzo non è stato molto bene e la mattina
non è in gran forma ma è deciso ugualmente a continuare il viaggio senza
interruzioni. Ci incamminiamo verso il Palazzo Reale dei Normanni che dista
pochi minuti dal nostro albergo. La mattina è calda e poco ventilata. Facciamo
tutte le code di rito per entrare a palazzo dove la sicurezza è ai massimi
livelli perché nello stesso edificio ha sede l’Assemblea regionale che il
giorno si riunisce in seduta straordinaria. Per noi è una brutta notizia perché
quando si riunisce l’Assemblea gli appartamenti reali sono interdetti. Ci
avviamo verso la Cappella Palatina così come fanno tantissime altre scolaresche
e gruppi di turisti. D’altronde la Cappella è il fiore all’occhiello di Palermo
e tutti la vogliono visitare. Appena è il nostro turno entriamo e mai avremmo
immaginato di trovarci al cospetto di tanta bellezza.
Giunti tutti in albergo si mangia
nelle camere e solo verso le 16.30 andiamo a svegliare i due ragazzi che non
stavano bene. Purtroppo, una di loro sta decisamente peggio e non ci rimane che
richiedere un ulteriore consulto medico che si conclude con quello che prima di
partire abbiamo sì messo in conto ma che però non avremmo mai voluto sentire.
Avviamo tutta la procedura anti-covid raccordandoci con la famiglia, la
dirigenza e l’assicurazione e decidiamo a quel punto che per noi il viaggio
finisce li.
L’indomani Io parto con i ragazzi
all’ora stabilita mentre Stefania si trattiene un’altra notte a Palermo in
attesa che un genitore della ragazza ci raggiunga.
Ora che abbiamo abbondantemente
pagato il nostro tributo al Covid riemergono e rimangono soprattutto i bei
ricordi. Il ricordo di una città indubbiamente con molte contraddizioni ma che
pian piano ti entra nel cuore e l’apprezzi così com’è. La gente cordialissima e
molto generosa ti fa sempre sentire a casa, come in albergo dove appena saputa
la disavventura si son fatti in quattro per renderci ogni difficoltà
superabile. La sporcizia e la decadenza dei palazzi è ben ripagata dalle
meraviglie che questa città ti sa offrire. La cucina e la pasticceria sono
superlative e tutto ti viene offerto senza spendere un patrimonio, con
naturalezza e con estrema cordialità. I mercati con i loro colori, i profumi la
schiettezza delle persone ti fanno capire quanto può essere doloroso portarsi
dietro il fardello di essere conosciuti più per la mafia che per le loro
bellezze.
Ci è mancata la visita della Cattedrale e di qualche altra cosa ma non ha importanza perché al rientro ci siamo detti che tanto prima o poi ci saremo tornati.
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