Al via il Debate nella scuola secondaria di 1° grado
Di Stefania Garau, Francesca Lazzari e Carlo Murru
Registrazione delle prove
Debate, una pratica didattica innovativa della quale si sente parlare sempre più spesso.
Con molto interesse e curiosità ci siamo
avvicinati a questa metodologia, formandoci con più enti accreditati e
sperimentandola sul campo con i nostri allievi.
Quello che vedrete qui di seguito è il risultato
di una gara sperimentale che gli alunni della classe terza
della secondaria di I grado di Lunamatrona, dell’IC
Villamar, hanno portato avanti come tappa finale della formazione
appena conclusa da noi docenti, Carlo Murru, Stefania Garau e
Francesca Lazzari, con la Prof.ssa Cinzia Gallotti dell’istituto Majorana
di Torino.
In accordo con la docente formatrice, il Format classico del
WSD è stato adattato a studenti di un ordine di scuola nel quale
questa attività è ancora poco praticata, ma che ci auspichiamo possa
a breve rientrare nella realtà scolastica quotidiana, ed estesa
a tutte le discipline come esempio di didattica flessibile e interdisciplinare. Scelta
la mozione sulla quale impostare il dibattito, si è proceduto con un
brainstorming iniziale durante il quale gli allievi hanno
focalizzato una serie di parole chiave risultate vincenti nell’impostazione
delle argomentazioni della squadra PRO e CONTRO la mozione scelta.
Di fondamentale importanza è stata poi la ricerca
che ciascun team ha intrapreso per validare e adeguatamente documentare le
proprie posizioni durante il dibattito vero e proprio che si è svolto
online il 29 ottobre scorso.
Queste le tappe seguite:
- Scelta della mozione tra noi corsisti: “I voti devono essere aboliti in ogni ordine di scuola”
- Condivisione della mozione con gli allievi e riflessioni sulla validità della stessa
- Brainstorming per la focalizzazione delle parole chiave da sviluppare
- Incasellamento delle parole chiave come valide per i pro/contro/entrambi
- Ricerca, analisi e selezione delle fonti
- Suddivisione in 2 team di lavoro, squadra pro e squadra contro, attraverso un’estrazione a sorte
- Stesura e revisione delle argomentazioni pro e contro
- Individuazione di 4 speaker per ciascuna squadra
- Individuazione dei POI (Point of information) da sottoporre alla squadra avversaria
- Simulazione del dibattito, cronometrato e regolamentato sulla base di tempi e regole prestabilite dal format WSD modificato per l’occasione (vedi alla fine dell’articolo) in cui i ragazzi avevano a disposizione il testo scritto
- Gara finale sottoposta a valutazione dai Giudici di gara, secondo una precisa griglia di valutazione.
L’esperienza fatta ha messo in luce l’alto valore
formativo di questa attività.
I ragazzi imparano ad argomentare le proprie
posizioni, rispettando tempi e turni di parola, supportandole e
convalidandole con fonti alla mano.
Mettendosi in gioco in prima persona,
scoprono inoltre le loro potenzialità e misurano le proprie
capacità, sperimentando un modo di imparare nuovo, coinvolgente e altamente
inclusivo. Un’attività che consente a ciascuno di loro di dare, in
relazione a ciò che possono fare per il raggiungimento di un
obiettivo comune.
Il Debater è infatti il protagonista del suo
apprendimento e questo contribuisce a fargli acquisire fiducia nelle
proprie capacità analitiche, di sintesi e abilità oratorie.
Il risultato raggiunto è dunque frutto di un
lavoro di squadra e come tale ha, senza alcun dubbio, un valore aggiunto anche
per il conseguimento delle competenze trasversali, sempre più importanti
nella creazione di un curriculum formativo competitivo.
Sicuramente una metodologia didattica moderna, motivante e
altamente educativa che dopo essere stata sperimentata per decenni
nell’Università e nella scuola del secondo ciclo, confermiamo che può essere
adottata proficuamente anche nella scuola del primo ciclo.
Le tappe successive a questa sperimentazione saranno quelle
di riproporre periodicamente il format cercando di rendere gli studenti sempre
più autonomi e consapevoli delle loro potenzialità. Inoltre, la
metodologia verrà utilizzata nella didattica quotidiana
per potenziare la capacità di argomentare all’interno di tempi
stabiliti, così facendo si abitueranno gli allievi a focalizzarsi sui
punti fondamentali da mettere in evidenza.
Queste le regole (modificate rispetto al modello
WSD) a cui ci si è attenuti:
1. Regole generali
Il dibattito si svolge tra una squadra che è a
favore (PRO) e un’altra squadra che si oppone (CONTRO).
Nel corso del dibattito ogni speaker, a partire dalla
squadra PRO, tiene un discorso alternandosi con gli speaker della propria
squadra e della squadra avversaria.
Al termine degli interventi dei primi 3 speaker
delle due squadre, il quarto speaker di ogni squadra interviene per
una replica finale. La replica della squadra CONTRO precede quella della
squadra PRO.
La squadra avversaria può richiedere di porre una
domanda [POI], azione non permessa durante la replica finale.
Durante un dibattito gli speaker possono comunicare solo tra
di loro.
2. Numero, tipo e tempistiche degli interventi
Ciascuna squadra svolge, a partire dalla squadra PRO, 4
interventi.
I primi tre interventi di ciascuna squadra durano 5 minuti.
L’ultimo intervento, denominato di “replica” dura
3 minuti.
Gli interventi sono alternati tra le due squadre a partire
dalla squadra PRO e fino al terzo discorso della squadra CONTRO.
La fase di replica è iniziata dalla squadra
CONTRO.
Gli interventi sono strutturati nel seguente modo:
- Nel primo intervento della squadra PRO si introduce il problema posto dal tema del dibattito, si enuncia la tesi sostenuta, si definiscono i termini del tema, si anticipa la linea argomentativa della squadra, si presenta il primo argomento e si conclude.
- Nel primo intervento della squadra CONTRO si introduce il problema posto dal tema del dibattito, si enuncia la tesi sostenuta, si contestano le definizioni poste dalla squadra PRO, se non condivise, si definiscono i termini del tema, si criticano gli argomenti PRO, si anticipa la linea argomentativa della propria squadra, si presenta il primo argomento e si conclude.
- Nel secondo intervento della squadra PRO si difende la validità delle definizioni e/o degli argomenti precedentemente introdotti e criticati, si criticano gli argomenti del precedente intervento della squadra CONTRO, si presentano ulteriori argomenti e si conclude.
- Nel secondo intervento della squadra CONTRO si difende la validità degli argomenti del precedente oratore della propria squadra, si criticano gli argomenti del precedente intervento della squadra PRO, si presentano ulteriori argomenti e si conclude
- Nel terzo intervento della squadra PRO si difende la validità degli argomenti del precedente oratore della propria squadra, si criticano gli argomenti del precedente intervento della squadra CONTRO, si presentano, solo se opportuno, ulteriori argomenti, si ricapitola quanto esposto e si conclude.
- Nel terzo intervento della squadra CONTRO si difende la validità degli argomenti del precedente oratore della propria squadra, si criticano gli argomenti del precedente intervento della squadra PRO, si ricapitola quanto esposto e si conclude.
- Nell’intervento di replica della squadra CONTRO si confrontano gli argomenti delle due squadre alla luce dei maggiori punti di disaccordo con il fine di mostrare la validità degli argomenti della propria posizione e si conclude.
- Nell’intervento di replica della squadra PRO si confrontano gli argomenti delle due squadre alla luce dei maggiori punti di disaccordo con il fine di mostrare la validità degli argomenti della propria posizione e si conclude.
3. Domande o Point of Information
Durante gli interventi di 5 minuti i membri della squadra
avversaria possono chiedere allo speaker di porre una domanda (Point Of
Information).
Le richieste possono essere avanzate solo dopo il primo
minuto di intervento e fino all’inizio del quinto minuto. La domanda non può essere
più lunga di 15 secondi.
Lo speaker può accettare la richiesta di domanda, nel
qual caso ascolta la domanda e risponde, o può rifiutarla.
Ogni speaker deve accettare almeno una domanda per
intervento.
La richiesta di porre una domanda, il rifiuto della
richiesta, l’accettazione della domanda, la posizione della domanda e la
risposta alla domanda sono eseguiti nel rispetto del proprio interlocutore.
Durante gli interventi di replica non è concesso
richiedere di porre domande.
Al termine del Debate, le squadre sono
uscite dall’aula e la giuria si è riunita per decretare i
vincitori. Ogni giurato ha valutato gli interventi sulla base dei criteri
espressi nella tabella che segue:
Dalla somma dei voti è risultata vincente, seppur per un minimo scarto, la squadra dei CONTRO.
In questo caso, essendo la finalità del debate l’esercitazione
pratica per il completamento del corso, la prof.ssa Cinzia Gallotti
ha analizzato i punti di forza e di debolezza degli impianti argomentativi
delle due squadre.
Innanzitutto, le definizioni delle argomentazioni
all’inizio del debate non sono state chiare e precise nel primo
intervento da parte di entrambe le squadre: esse devono essere ben
definite da una frase chiara, incisiva e dal significato inequivocabile. Per
esempio, nel caso dei PRO: i voti non tengono conto dei
percorsi individuali dell’apprendimento; per i CONTRO: la scuola deve
proporre un modello simile alla vita (fatta di competizione e
classifiche).
Entrambe le squadre hanno utilizzato degli esempi efficaci.
Con mozioni di questo tipo è giusto attingere esempi anche dalle
esperienze personali.
Nel caso del 1° PRO, la linea argomentativa (team line) è stata
troppo lunga. Le assertions devono essere chiare e brevi, degli
slogan, che giungano all’ascoltatore e restino impresse nella
sua mente.
I CONTRO sono stati più incisivi nelle
asserzioni.
Ci sono stati dei problemi nella terza replica dei
CONTRO perché sono state aggiunte altre informazioni; invece, è il
momento di confutare e smontare ogni argomentazione della squadra avversaria.
I PRO non hanno evidenziato i clash point (punti
di scontro) più convincenti e non hanno citato le fonti delle
loro argomentazioni. Sono stati bravi nell’inserire delle domande
retoriche che coinvolgono l’ascoltatore e danno per scontata la risposta.
Entrambe le squadre non sono state abbastanza incisive nella
conclusione: questa non va buttata via perché resta impressa e deve
ribadire con incisività le argomentazioni.
Gli errori commessi sono dovuti all’inesperienza e la
competenza migliora con l’esercizio continuo e l’allenamento sul campo. In ogni
caso entrambe le squadre hanno dimostrato un grande impegno e di aver
lavorato nel modo corretto.
A questo punto le squadre sono rientrate e hanno
appreso il verdetto. Si sono spiegati loro la modalità di
giudizio e i criteri di valutazione.
Per tutti, studenti e docenti coinvolti, è stata
un’ottima esperienza e valida occasione di crescita.
Di seguito la trascrizione delle argomentazioni in ordine di chiamata
ARGOMENTAZIONI
1° SPEAKER PRO
“Insomma, andavo male a scuola. Ogni sera della mia infanzia tornavo a casa perseguitato dalla scuola. I miei voti sul diario dicevano la riprovazione dei miei maestri. Quando non ero l’ultimo della classe, ero il penultimo. Evviva!”
Questa citazione, tratta da “Diario di scuola” di
Daniel Pennac, presente nella nostra antologia ci ha molto colpito e riteniamo
che sia molto calzante per argomentare la nostra posizione.
Buonasera a tutti, sono Sonia e rappresento il primo speaker
della squadra pro. Oggi siamo qui per parlare di una mozione che a noi studenti
sta molto a cuore: i voti devono essere aboliti in ogni ordine di scuola.
Intanto affermiamo che noi siamo favorevoli all'abolizione
dei voti a scuola e vi presentiamo subito le nostre argomentazioni:
Come prima cosa sosteniamo che i voti numerici possono
risultare una gabbia valutativa per gli studenti
Secondariamente riteniamo che le classifiche derivanti dai
voti siano deprimenti e abbassino l’autostima.
E infine l’apprendimento dovrebbe essere un percorso per il
raggiungimento di obiettivi comuni a cui ognuno dovrebbe arrivare in momenti
diversi, secondo i suoi tempi.
Pensiamo che i voti numerici siano una gabbia valutativa in
quanto gli studenti vengono identificati con un numero senza nessun tipo di
riflessione che faccia capire allo studente che cosa non va nel suo andamento
scolastico. Inoltre, facendo anche vari sondaggi a scuola ci siamo resi conto
che la maggior parte degli alunni pensa più al voto che al dover imparare
attraverso lo studio. Il voto non rispecchia in modo assoluto la reale
preparazione dell’allievo ma piuttosto fotografa un momento che può essere
la verifica o l’interrogazione. Ad esempio, un alunno timido e introverso
potrebbe non riuscire a dare il meglio di sé pur avendo la stessa
preparazione di chi invece prende dei voti alti perché più spigliato
e sicuro. Oppure potrebbe succedere un altro fatto, ad esempio un alunno che
nelle prime verifiche prende un bellissimo voto influenzerà l'insegnante
in maniera positiva, mentre chi prende un brutto voto influenzerà l'insegnante
in maniera negativa. Questo nella realtà di tutti i giorni può creare
una situazione di disparità, perché chi prende un bel voto tenderà ad
essere perdonato in caso di una verifica poco convincente, mentre chi ha
preso un cattivo voto all'inizio dell'anno potrebbe invece non essere perdonato
ma continuare a prendere dei brutti voti per tutto l'anno. In entrambi i
casi è demotivante per l’alunno.
- POI perché si dovrebbe cambiare un intero sistema di
valutazione, collaudato e ben funzionante, basandoci sulla riflessione che
alcuni insegnanti (se è vero che accade) non siano obiettivi? RISPOSTA
dalle nostre ricerche è emerso che il voto sia spesso più soggettivo
che obiettivo -
Detto questo vediamo quale soluzione proponiamo: dopo aver
dichiarato che i voti numerici non riflettano il reale livello di apprendimento
e la globalità delle competenze raggiunte, si ritiene necessario che essi
vadano sostituiti con delle valutazioni dalle quali emergano i vari livelli
raggiunti e che indichino in forma discorsiva che cosa ancora non è stato
appreso o vada migliorato. Che la valutazione sia più efficace del voto
numerico non è una semplice supposizione ma si basa sui fatti e dati
statistici dimostrabili: in Svezia, ad esempio, nella scuola dell’obbligo fra
la classe di pre-scuola e la classe 5^ non si assegnano voti, mentre
l’insegnante principale della classe sviluppa dei giudizi qualitativi che
condivide in colloqui con i genitori e i bambini interessati. La valutazione
non è un indicatore immediato come il voto numerico, ma ci costringe
a leggere e quindi riflettere sui punti di forza e di debolezza del nostro
percorso di studio, indicandoci in modo meno equivoco che cosa abbiamo fatto
bene e cosa dobbiamo migliorare. Questo darà a noi indicazioni precise su
come proseguire per migliorare, e ai nostri insegnanti cosa devono riprendere
per agevolarci nell’apprendimento, fornendoci i giusti mezzi di recupero e
potenziamento.
Ricapitolando noi della squadra PRO riteniamo che non sia
per niente giusto catalogare e ingabbiare gli alunni giudicandoli con una scala
numerica ma riteniamo invece più giusto spiegare ad ogni studente il suo
percorso. Nel proseguire la nostra argomentazione porteremo altri fatti che vi
convinceranno che i voti vanno assolutamente aboliti.
1° SPEAKER CONTRO
Buonasera a tutti, sono il primo speaker della squadra
contro e mi chiamo Erica.
Noi studenti della squadra contro non condividiamo la
mozione secondo la quale i voti dovrebbero essere aboliti in tutti gli ordini
di scuola. Nella nostra argomentazione abbiamo intenzione di ribattere punto a
punto quanto ha affermato e affermerà la squadra PRO. In ogni caso siamo
contrari all’abolizione dei voti per i seguenti motivi:
Innanzitutto, la valutazione numerica risulta essere più
semplice e immediata per dare un quadro generale della classe e
dell’alunno;
I voti stimolano maggiormente l’alunno a migliorarsi non
mortificando l’autostima.
L'alunno in un sistema di valutazione numerica si sente più
protetto e non ingabbiato;
Il voto numerico non esclude la valutazione. Non è vero
che il voto non esprime i diversi aspetti della verifica degli apprendimenti,
anzi li riassume in modo immediato e chiaro. Gli alunni capiscono subito se
hanno raggiunto gli obiettivi e qual è il livello raggiunto. In modo
immediato rende consapevoli gli alunni del loro livello di apprendimento. Esso
non esclude la valutazione, per cui l’argomentazione dei pro è molto
debole: quali sono gli insegnanti che non spiegano agli alunni sia per iscritto
che oralmente i punti di forza e di debolezza del percorso di studio? La
sostituzione del voto numerico con la valutazione o con un giudizio esplicativo
proposta dai PRO non ha ragione d’essere: essi sono entrambi presenti nelle
scuole italiane per cui gli alunni sanno benissimo cosa fare per migliorare la
propria preparazione. Al contrario, proporre solo la valutazione senza il voto,
può generare confusione perché il giudizio è incompleto e
poco chiaro in merito al livello raggiunto.
Innanzitutto, la valutazione numerica risulta essere più semplice
e immediata per dare un quadro generale della classe e dell’alunno perché quando
noi guardiamo il quadro dei voti ci viene molto semplice capire il nostro
andamento. Lo stesso ragionamento potrebbe essere fatto per i genitori, infatti
anche loro si orientano meglio nel capire il percorso scolastico del proprio
figlio. Ma vi immaginate cosa succederebbe nel rientrare a casa dopo una
verifica o un’interrogazione e spiegare ai genitori un giudizio e non un voto?
Si starebbe tutti lì a cercare di capirne il significato, a pesare le
parole e magari a cercarne qualcuna nel dizionario per coglierne meglio il
significato.
- POI ma la finalità della scuola è il voto o ciò che si
apprende?
RISPOSTA: la finalità è indubbiamente l’apprendimento,
al quale però si deve dare una misura chiara -
Anche i professori, d’altronde, come potrebbero monitorare
gli eventuali cali o miglioramenti? Non potrebbero, perché per poter
verificare l’andamento della classe dovrebbero andare a rileggersi le
valutazioni una per una, con un ulteriore spreco di tempo. Cosa che invece non
succede oggi perché nel momento in cui si apre la griglia dei voti risulta
tutto molto chiaro e immediato nel capire chi è sufficiente e chi no,
o chi va veramente male e chi invece eccelle.
Ricapitolando, noi della squadra CONTRO riteniamo che
abolire i voti non farebbe altro che generare confusione negli studenti, nei
genitori e negli stessi professori. La nostra linea argomentativa che pian
piano andrà completandosi porterà tutti a convenire che per avere
immediatezza e chiarezza nella valutazione l’unica strada percorribile sia
quella dei voti.
2° SPEAKER PRO
Buonasera a tutti, mi chiamo Giada e sono il 2° speaker
della squadra PRO.
Il primo speaker vi ha spiegato in modo molto esauriente che
la valutazione numerica è una gabbia, io ora svilupperò gli
altri due punti fondamentali della nostra argomentazione e cioè che
riteniamo che le classifiche derivanti dai voti siano deprimenti e abbassino
l’autostima e infine che l’apprendimento dovrebbe essere un percorso per il
raggiungimento di obiettivi comuni a cui ognuno dovrebbe arrivare in momenti
diversi, secondo i suoi tempi.
Nello spiegare questi due punti noi della squadra dei PRO dimostreremo
che l’argomentazione dei CONTRO tendente a far credere che l’abolizione dei
voti genererà il caos, è completamente fuori strada e che
favorisce esclusivamente coloro che hanno una forte personalità a
discapito dei più deboli.
Partiamo dalla prima: quando si parla di ragazzi, bisogna
tenere presente che molte volte loro si identificano con un brutto voto, invece
di considerare che si tratti di una prova andata male. Tutto questo pregiudica
il loro modo di pensare, la loro intelligenza e influisce negativamente sulla
loro autostima. Inoltre, il raggiungimento di un livello, stabilito dal
docente, in genere è concepito in maniera competitiva fra gli allievi
della classe e pone un punto di vista sbagliato sull'apprendimento.
- POI perché date un valore negativo alla competizione?
Non è forse lei l’anima dello sport, che spinge gli atleti a
migliorarsi?
RISPOSTA: la competizione nello sport è uno
stimolo, ma genera molto stress. Non sempre però lo stress aiuta a
migliorarsi, anzi può essere dannoso -
Come abbiamo detto con la citazione di Pennac all’inizio
delle nostre argomentazioni “Insomma, andavo male a scuola. Ogni sera
della mia infanzia tornavo a casa perseguitato dalla scuola. I miei voti sul
diario dicevano la riprovazione dei miei maestri. Quando non ero l’ultimo della
classe, ero il penultimo. Evviva!”. Per molti studenti la priorità non sarà capire
o aumentare le proprie conoscenze, ma riuscire nella prova di verifica a tutti
i costi, anche per mezzo di “trucchetti”, cercando il modo migliore per
garantirsi il successo, e se questo non arriva, l’autostima cola a picco.
Sempre in questa prospettiva il docente è visto come un
antagonista invece che come un alleato il cui scopo è quello di
promuovere la motivazione, affinché lo studente possa dare il meglio di sé e
non assegnare dei voti che mortificano gli alunni.
Ma veniamo ora all’ultimo punto. Abbiamo detto che
l’apprendimento dovrebbe essere un percorso per il raggiungimento di obiettivi
comuni a cui ognuno dovrebbe arrivare in momenti diversi, secondo i suoi tempi.
Ma come possiamo arrivarci? La scuola senza voti non è solo un
progetto: in molte realtà, anzi, è già stata applicata. Non solo
all’estero – è il caso della Svezia, in cui i voti sono
introdotti solo a partire dalla 6^ classe, a 13 anni – ma anche in
Italia. Già diverse scuole, infatti, hanno sperimentato una modalità didattica
e di valutazione alternativa, eliminando i voti (ma mantenendo comunque il
giudizio finale annuale, come previsto dalla legge). A iniziare la
sperimentazione «Ben-essere a scuola» è stata una scuola di
Cesena, ma altri istituti hanno seguito questo percorso, come la scuola Aldo
Moro e la scuola Cesare Battisti di Terni, che per l’anno scolastico 2019/2020
hanno avviato una sperimentazione che miri a stimolare il bambino a dare il
meglio di sé, invece di inseguire il bel voto a tutti i costi. Non ci saranno
verifiche orali e scritte, quindi niente stress da prestazione, né competizione
tra gli alunni, né trucchi per copiare il compito dal
compagno “bravo”, i banchi saranno vicini per facilitare l’idea della
condivisione tra gli alunni che saranno uniti dal desiderio comune di lavorare
assieme. Questo perché, spiegano in un documento le insegnanti responsabili del
progetto sperimentale, gli studenti di oggi soffrono, a volte, di forme di
ansia importanti a causa delle pressioni subite e, di conseguenza, vivono
l’ambiente scolastico come luogo di competizione, come abbiamo già espresso
precedentemente.
- POI RIFIUTATO -
È giusto che la scuola, in quanto tale, debba costruire
un sistema efficace soprattutto nella scuola dell’obbligo, dando a tutti gli
alunni la possibilità, partendo realmente dalle loro esigenze, di crescere
secondo i loro ritmi, i loro talenti e con i loro tempi.
Il voto non facilita lo sviluppo dei talenti, anzi li
appiattisce nella media, di conseguenza eliminare i voti favorirebbe il reale e
naturale sviluppo psicofisico degli studenti facilitando l’inclusione anche dei
più deboli.
2° SPEAKER CONTRO
Buonasera a tutti. Sono Radames il 2° speaker della
squadra contro. Il secondo debater della squadra pro ha parlato del
fatto che la valutazione numerica mortifica l’autostima. In base alle nostre
ricerche, ci siamo fatti l’idea che invece l’autostima venga rafforzata perché creando
in classe le giuste condizioni, la classifica non è una gara fine a sé stessa, ma
diventa uno stimolo per migliorarsi. Infatti, anche in base alle nostre
esperienze personali quando un alunno prende un voto basso è più stimolato
a mettersi in gioco per raggiungere un obbiettivo più alto.
Voi della squadra pro avete detto che con i voti l'alunno si
sente ingabbiato e classificato in una struttura rigida che non sempre
rispecchia il reale valore dello studente. Noi della squadra contro riteniamo
invece che l'alunno in un sistema di valutazione numerica si senta più protetto
perché riesce a tenere sempre sotto controllo la sua media e con il
confronto con gli altri compagni è in grado immediatamente di mettere
in campo le giuste strategie di studio per raggiungere coloro che hanno un
punteggio maggiore. Nella mia classe, ad esempio, quando la professoressa
restituisce le verifiche dedica del tempo a spiegare ogni singolo voto
focalizzandosi sui punti di forza e di debolezza di ognuno di noi, ma
soprattutto esorta chi ha preso un voto dal 5 in giù a migliorarsi per raggiungere
valutazioni più alte.
- POI avete parlato di una professoressa non di tutti i
professori. Su quali dati vi siete basati per stabilire che il voto è sempre
accompagnato da un giudizio che lo spiega?
RISPOSTA: ci siamo basati sulla nostra esperienza e
soprattutto sul fatto che la scuola italiana prevede per legge colloqui con
genitori e studenti durante i quali i voti sono spiegati -
Avete anche detto che dalle sperimentazioni di scuole che
non utilizzano il voto stanno venendo fuori delle esperienze molto interessanti
e che il percorso di ogni allievo non deve essere interrotto da verifiche
intermedie per permettere a tutti di raggiungere gli obiettivi finali a fine
anno. Noi della squadra contro riteniamo questo un grande errore perché invece è fondamentale
che durante il percorso di studi ci siano sempre delle verifiche intermedie per
capire sin da subito se determinate competenze e conoscenze sono state
raggiunte oppure no. Questo permette agli alunni di riprendere ciò che non
hanno capito bene per mettersi al passo con gli altri. Per poter fare tutto ciò in
modo veloce, immediato e snello l’unico strumento che possiamo adottare è il
voto numerico, comprensibile sin dalla scuola primaria.
Concludendo, le nostre riflessioni ci portano a pensare che
la valutazione ottimale rimanga quella numerica. D’altronde nella vita di tutti
i giorni noi siamo abituati ad avere a che fare con le classificazioni perché ci
danno una chiave di lettura immediata e comprensibile a tutti. Ad esempio, se
noi dobbiamo iscriverci all’università, la prima cosa che guardiamo è la
classifica delle università italiane per verificare in che posizione si
trova quella in cui ci vorremmo iscrivere. D’altronde lo
stesso debate si fonda su una valutazione numerica per decretare chi
vince o chi perde.
Perciò pensiamo che stravolgere il sistema di
valutazione scolastica non sia una soluzione ottimale, ma possa creare invece
confusione e disorientamento.
3° SPEAKER PRO
Buonasera a tutti, sono Cristian 3° speaker della
squadra PRO.
Nella nostra argomentazione abbiamo raccontato in maniera
chiara e inequivocabile la nostra posizione favorevole alla cancellazione dei
voti. La nostra linea argomentativa si è basta principalmente sui
seguenti punti:
che i voti numerici possano risultare una gabbia valutativa
per gli studenti
che le classifiche derivanti dai voti siano deprimenti e
abbassino l’autostima.
E infine che l’apprendimento dovrebbe essere un percorso per
il raggiungimento di obiettivi comuni a cui ognuno dovrebbe arrivare in momenti
diversi, secondo i suoi tempi.
Crediamo di essere stati chiari nell'affermare che i voti
creano disuguaglianza, ingabbiano e classificano gli studenti, producendo
effetti molto negativi sull’autostima. Inoltre, abbiamo affermato in maniera
inequivocabile che ogni studente deve essere considerato come persona a sé e
non messo a paragone con i compagni, che ogni studente deve avere la possibilità di
raggiungere gli obiettivi programmati secondo tempi e modalità del tutto
personali senza subire la frustrazione dei voti ad ogni verifica.
La squadra CONTRO basa la sua argomentazione su tre
direttrici così riassumibili:
la valutazione numerica risulta essere più semplice e
immediata per dare un quadro generale della classe e
dell’alunno;
I voti stimolano maggiormente l’alunno a migliorarsi non
mortificando l’autostima.
L'alunno in un sistema di valutazione numerica si sente più protetto
e non ingabbiato;
Noi crediamo di aver smontato passo, passo la loro
argomentazione ma se fosse necessario ribadiamo che ogni insegnante ha ben
chiaro il quadro generale della classe senza necessariamente avere una griglia
numerica associata ad ogni alunno. Allo stesso tempo noi studenti sappiamo
perfettamente se siamo sufficienti o no senza il bisogno di vederci inseriti
nella classifica dei voti. Inoltre, la tesi che i voti non abbassino
l’autostima può essere vera solo per chi ha volti alti non certo per
chi ha voti bassi. Tutti gli articoli che abbiamo analizzato affermano
insindacabilmente che i voti, soprattutto quelli bassi, abbassano l’autostima
anche in ragazzi dalla forte personalità. Se fanno questo effetto su di loro
pensate ai danni, a volte irreparabili, che possono procurare ai ragazzi
disabili o ai ragazzi con DSA.
- POI potete citare le fonti dei vostri
articoli?
RISPOSTA: in rete sono presenti tantissimi articoli,
elencarli richiederebbe troppo tempo. -
Infine, la squadra CONTRO afferma che il sistema di voti
numerici rassicura gli studenti ma questo sappiamo tutti che non è vero,
sia per le cose che abbiamo detto prima, sia perché qualsiasi studente
potrebbe testimoniare dell’ansia provata prima di una verifica o
un’interrogazione proprio a causa del fatto che seguirà un voto. Per non
parlare del periodo che intercorre, se si tratta di un compito scritto, dal
giorno in cui si svolge il compito sino al giorno della restituzione con
l’inesorabile classifica.
Noi della squadra pro ribadiamo con fermezza che la nostra
linea argomentativa è solida, basata su fatti concreti e supportata
da argomentazioni ragionevoli e condivisibili che la squadra CONTRO non è mai
riuscita a smontare.
3° SPEAKER CONTRO
Buonasera a tutti, sono Rachele la 3^ speaker della squadra
CONTRO.
Abbiamo seguito con estremo interesse ciò che la
squadra PRO ha detto in tutti i suoi interventi, ciò nonostante, ci sono
apparsi poco convincenti e le loro argomentazioni deboli e inapplicabili. Loro
sostengono in sintesi:
che i voti numerici possano risultare una gabbia valutativa
per gli studenti
che le classifiche derivanti dai voti siano deprimenti e
abbassino l’autostima.
E infine che l’apprendimento dovrebbe essere un percorso per
il raggiungimento di obiettivi comuni a cui ognuno dovrebbe arrivare in momenti
diversi, secondo i suoi tempi.
Queste argomentazioni crediamo di averle confutate abbondantemente
attraverso gli interventi del 1° e del 2° speaker ma ci preme
aggiungere le ultime considerazioni affinché la giuria possa valutare
senza equivoci la nostra posizione. Noi abbiamo basato la nostra linea
argomentativa su tre pilastri fondamentali che ci preme ricordare essere:
Che la valutazione numerica risulta essere più semplice
e immediata per dare un quadro generale della classe e
dell’alunno;
Che i voti stimolano maggiormente l’alunno a migliorarsi non
mortificando l’autostima.
Che l'alunno in un sistema di valutazione numerica si sente
più protetto e non ingabbiato;
La squadra PRO a nostro parere non ha per niente confutato
con forza le nostre tesi ma anzi in alcuni passaggi ci ha dato ragione. Quando
hanno citato le sperimentazioni delle scuole di Cesena e TERNI hanno di fatto
raccontato di una scuola quasi anarchica, dove ogni ragazzo di fatto può fare
ciò che vuole e nei tempi che preferisce paragonando questo modello al
sistema svedese. Hanno però dimenticato di dire che in Svezia a partire
dai 13 anni vengono inseriti i voti e che gli stessi sono fondamentali per
decretare il proseguimento degli studi quando i ragazzi arrivano alla classe 9^
e si apprestano a passare in quella che per noi è la scuola
superiore.
- POI RIFIUTATO -
Come potete vedere questa è una fallacia
abbastanza palese che mette in dubbio parte della linea argomentativa della
squadra PRO.
Sull’autostima invece riteniamo di dover puntualizzare che
non siamo assolutamente d’accordo che la valutazione numerica incida
nell’abbassarla. Perché, un giudizio negativo non ha forse lo stesso effetto?
Immaginate poi un giudizio scritto in modo frettoloso e poco accurato dove
magari per la fretta vengono utilizzate parole che potrebbero ferire più di
un voto basso. Sarebbe molto più devastante. Ma se non bastasse noi dei
CONTRO ribadiamo con estrema forza che se la scuola deve essere quella che
tutti definiscono “palestra di vita” dovrebbe essere chiaro a
chiunque che nella vita reale ogni cittadino è sempre sotto esame e
sottoposto a giudizi continui. Pertanto, un sistema educativo che vuole
preparare i cittadini del domani, deve puntare in questa direzione senza
ingannare gli studenti illudendoli con false promesse che poi nella realtà quotidiana
sappiamo tutti non esistere.
4° SPEAKER CONTRO
Buonasera a tutti sono Riccardo il quarto speaker della
squadra CONTRO.
Nella scuola tradizionale il voto ricopre un ruolo
centrale, è il parametro utilizzato per misurare le conoscenze e le
capacità degli studenti. Il Ministero dell’Istruzione
stesso definisce i voti come l'espressione della valutazione che gli
insegnanti fanno dei propri alunni. I docenti esprimono il loro giudizio rispetto
al livello raggiunto in specifiche materie e in certi casi anche per valutare
il comportamento.
A volte gli insegnanti utilizzano i voti anche come
strumento di motivazione, per incoraggiare gli studenti che dimostrano impegno
e rispetto a continuare su quella strada.
Siamo fermamente contrari alla cancellazione del voto nella
scuola. Il giudizio è spesso molto ondivago, sottoposto da parte dei
genitori a mille interpretazioni, mentre il voto numerico è preciso,
secco e non dà adito a valutazioni sommarie.
Il giudizio può essere inteso in maniera molto
personale, mentre la valutazione in decimi no.
L’alunno, fin dalla scuola primaria deve avere
consapevolezza dell’importanza della prova e deve essere convinto se l’ha
svolta correttamente o no. Se prende 4 o 5 significa che deve migliorare il suo
andamento; se prende 6, 7, 8 fino a 10 significa che deve migliorare sempre più per
avere il massimo.
Il giudizio invece non offre all’alunno questa possibilità e
lo lascia nell’incertezza assieme al genitore che sicuramente vorrà spiegazioni
dall’insegnante.
Spesso, ad esempio, si sente affermare molti
genitori: “Mio figlio alla verifica scritta o orale ha avuto buono. Ma
questo buono a che voto corrisponde?”. E il docente deve dare spiegazioni al
genitore e questo non è, a volte, facile.
Concludendo, per tutti questi motivi, lasciamo la
valutazione numerica alla scuola affinché l’alunno possa avere
consapevolezza delle sue personali capacità e potenzialità. Grazie a tutti
4° SPEAKER PRO
Buonasera a tutti, sono Eleonora la 4^ speaker della squadra
PRO.
Sono stati l’incubo di tutti gli studenti, a volte anche di
qualche genitore. Per qualcuno sono stati un obiettivo facile da raggiungere,
per altri un’ossessione che ha generato ansia e malessere. Stiamo parlando dei
voti: non solo strumento di valutazione per le competenze acquisite a
scuola ma, troppo spesso, vero e proprio sistema di valori che porta con sé implicazioni
molto più profonde.
Secondo noi è il momento di abolirli e vi abbiamo
dimostrato che una scuola senza voti è davvero possibile. La prima
cosa da chiarire quando si parla di scuola senza voti è che non si
tratta di una scuola in cui non si studia, non si hanno compiti, non si viene
valutati o in cui i professori sono estremamente permissivi con gli studenti,
che possono fare quello che vogliono perché non hanno la preoccupazione
del voto. La valutazione, quindi, rimane, ma si trasforma da un semplice numero
con la pretesa di riassumere le competenze acquisite, in uno strumento che
descrive come l’alunno sta crescendo e quali abilità e competenze ha
raggiunto.
Senza concentrarsi sul voto come unico obiettivo, gli
studenti possono concentrarsi sull’apprendimento, sulla collaborazione, sulle
passioni e gli interessi. Ovviamente, tutto questo richiede anche un
cambiamento della didattica. È importante sviluppare autonomia,
attività di osservazione, capacità di risolvere i problemi. Così, per
esempio, quando parliamo del sole e delle fasi lunari partiamo dall’osservazione
e solo in un secondo momento ci riferiamo ai contenuti del libro di
testo.
Don Milani scriveva:
“Guardate solo al voto non all’impegno che c’è dietro,
ci vedete come numeri che, se sono sotto al 6, sembrano destinati a diventare
sempre più bassi. Ma il vostro compito è quello di farci
crescere, non inchiodarci”.
Il voto, infatti, non solo spesso si traduce nell’unico
obiettivo degli alunni, che non studiano per apprendere ma solo per strappare
una sufficienza o raggiungere il voto desiderato – da loro e,
soprattutto, dai genitori – ma in molti casi si trasforma in un
elemento in cui i ragazzi e le ragazze si identificano. “Prendo 4, quindi
valgo 4” è un pensiero che nasce con facilità negli studenti e
che li porta a ritenere che il voto sia un indicatore del loro valore e che non
vi sia alcuna possibilità per loro di riuscire dove ritengono di essere
destinati inevitabilmente a fallire.
Grazie a tutti
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